Raiola le prova tutte: “Donnarumma minacciato di morte. La colpa è di Mirabelli”
Ha provato ad arrampicarsi sugli specchi Mino Raiola nella conferenza convocata per spiegare le motivazioni che hanno portato il suo assistito, Gianluigi Donnarumma, a non rinnovare il proprio contratto con il Milan in scadenza nel giugno del 2018.

Una decisione quella del 18enne portiere originario di Castellammare di Stabia (Napoli) che obbligherà la società rossonera a cederlo in questa sessione di mercato per evitare di perderlo a parametro zero il prossimo anno. Raiola, forte anche dell’addio di Adriano Galliani dai vertici societari, ha subito rotto qualsiasi tipo di legame con la neo-dirigenza del Milan. Da buon procuratore e business-man si è assunto tutte le responsabilità di questa decisione clamorosa (il Milan non offriva noccioline, ma almeno 4 milioni a stagione con un contratto a scalare) provando in conferenza stampa a ribaltare la questione e a scaricare tutto sul Milan.
“Mi prendo io tutte le colpe, ma lascino in pace Gigio. Sono arrivate addirittura minacce di morte alla sua famiglia, è incredibile. Ho sbagliato – spiega alla Gazzetta – a non fermare subito questa macchina infernale. Perché tutta quella fretta? Tante pressioni? E il diktat del 13 giugno? Con quel martellamento non potevamo dire sì“.
La rottura con il direttore sportivo Massimiliano Mirabelli. “Mancavano ancora quattro partite alla fine del campionato, eppure Mirabelli ha cominciato a stressare Gigio. C’è stato un momento in cui il ragazzo lo evitava a Milanello. Lo hanno trattato come un asset non come una bandiera. Per lusingarlo sono arrivati a dirgli: firma, poi se vuoi andare via… Ma non lo hanno lasciato sereno. In una grande società questo non avviene più, mi ricordo certe scene tanti anni fa in piccole realtà del Sud“. Fassone ha intanto lasciato aperto uno spiraglio…