Gare truccate dalla camorra: squalificato per 18 mesi Izzo del Genoa
Sono arrivate le sentenze di primo grado della giustizia sportiva sul caso Calcioscommesse relativo alle due gare truccate da alcuni giocatori dell’Avellino per conto del clan della Vanella Grassi, i cosiddetti ‘Girati’, attivo nei quartieri a nord del capoluogo campano, in primis a Secondigliano e Scampia. Coinvolto il difensore del Genoa e della Nazionale Armando Izzo, 25enne originario proprio di Scampia. Il Tribunale nazionale federale ha squalificato il giocatore per 18 mesi per omessa denuncia, facendo cadere l’accusa più grave, quella di illecito sportivo, che aveva spinto la Procura della Figc, guidata da Giuseppe Pecoraro, a chiedere sei anni di squalifica.

Dopo questa sentenza di primo grado, in attesa del ricorso in Appello, Izzo tornerebbe a giocare dopo un anno e mezzo, nell’ottobre del 2018, quattro mesi dopo i Mondiali in programma in Russia. Il legale del difensore del Genoa, Antonio de Rensis, si appellerà in secondo grado, la cui sentenza è prevista entro fino maggio. La squalifica potrebbe essere ulteriormente alleggerita. Mazzata invece per Francesco Millesi, squalificato per 5 anni per illecito sportivo. Tre punti di penalizzazione per l’Avellino (richiesta iniziale di 7), da scontare nel campionato di serie B in corso, per la gara ‘truccata’ con il Modena. Smontata invece l’accusa per la gara con la Reggina. Prosciolti invece il presidente Walter Taccone e i calciatori Luigi Castaldo, Fabio Pisacane, Raffaele Biancolino e Mariano Arini.
In un’intervista rilasciata lo scorso marzo al Corriere dello sport, Armando Izzo ha riferito di non aver rapporti con la criminalità organizzata di Napoli. “Non ho rapporti con lui (Salvatore Petriccione, ndr) da quando ero ragazzino. C’è di più. Secondo questo boss sarebbero venuti a Trieste per farmi alterare una gara, ma siccome contavo zero allora è saltato tutto. Ho chiesto al mio avvocato: non c’è nessuna traccia del presunto viaggio. Solo parole. Ma questa dichiarazione è un autogol. Perché io a gennaio 2012 passo all’Avellino. Sarei uno del clan, giusto? E invece nessuno mi cerca. Vengono a Trieste, ma quando sono a un tiro di schioppo da Napoli, niente. E mica per qualche mese: passano oltre due anni prima di arrivare ai due presunti illeciti. C’è in ballo la mia vita e quella della mia famiglia. Ho due bimbe piccole. Il c.t. Ventura mi ha preso da parte durante l’ultimo stage: “Armando se non stai sereno poi si vede in campo. Per noi sei importante: siamo convinti che ne uscirai pulito”. Sono state belle quelle parole, ma starò sereno quando i giudici diranno che non ho fatto nulla“. Altra brutta storia che macchia il calcio, dopo il recente scandalo dei passaporti.